Il punto cruciale della verifica scientifica dell'omeopatia non può essere identificato con l'aspetto chimico della diluizione ma, semmai, con quello più congruo della similitudine. Questo perché l'omeopatia nasce con l'intento di verificare la possibilità che una malattia sia curata da sostanze in grado di provocare disturbi simili. I confronto con la medicina accademica deve quindi partire proprio da questa valutazione per arrivare a sciogliere il nodo più controverso e contestato, spesso anche dagli stessi omeopati: la sperimentazione clinica del farmaco omeopatico.

Il criterio di valutazione delle malattie croniche adottato da Hahnemann trova una buona corrispondenza nella ricerca di base della moderna immunopatologia. Secondo l'originario modello omeopatico, infatti, le malattie croniche sono innescate da un processo infettivo, che determina, nell'individuo, una graduale e ingravescente alterazione della forza vitale: tale alterazione si manifesta con una sintomatologia evolutiva e può essere facilmente paragonata alla risposta immunitaria, mediante la quale l'individuo interagisce in maniera specifica con l'agente patogeno innescante. Il ruolo degli agenti infettivi, in base a questo modello, non è deterministico sulle conseguenze patogenetiche, bensì mediato dalla risposta immunitaria specifica, fornendo così un ottimo esempio di modello patologico condivisibile dalla metodologia omeopatica.

Numerose sono state lettere di commento all'articolo sull'acqua: la maggior parte di soddisfazione, per aver affrontato un argomento poco noto, alcune di critica, reputando l'articolo stesso non molto chiaro in alcuni passaggi. Ne emerge un quadro che delinea una discreta confusione in proposito. In considerazione della complessa cornice scientifica in cui inquadrare l'acqua e della sua importanza biologica, torniamo sull'argomento, con lo scopo di avviare un proficuo dibattito sul tema.

La maggiore comprensione di patologie molto diffuse, quali l'aterosclerosi, o in considerevole aumento, quali la malattia di Alzheimer e l'epatite cronica attiva HCV-correlata, ha comportato, come diretta conseguenza, l'elaborazione di un modello immunopatologico di base, nel quale la metodologia omeopatica si riconosce in maniera coerente e produttiva, al punto da individuare, nel criterio di similitudine, alcune importanti possibilità terapeutichei.

Cambiano i tempi e i governi, ma i problemi che rimangono sul tappeto della sanità sono sempre gli stessi. Uno su tutti: lo spasmodico dilatarsi della spesa pubblica che nel primo trimestre del 2001 ha fatto registrare un disavanzo di oltre 10mila miliardi, dovuti in gran parte alla vorace sanità pubblica (incrementata di oltre il 40%). Ma le cose potrebbero cambiare se si ipotizza uno scenario comprendente anche la figura, bistrattata ma tenace, dell'omeopata.

Tema interessante, che si è prestato a numerose interpretazioni, spaziando dall'approccio omeopatico in senso stretto all'individualizzazione costituzionale, fino ad arrivare ad un'analisi critica di alcuni importanti contributi di Kent all'omeopatia. Un bellissimo scambio idee, interrotto repentinamente da un virus sbarazzino che ha fatto fuggire dalla lista numerosi interlocutori terrorizzati. I sopravvissuti, lungimiranti, hanno fatto tesoro dell'esperienza e sono andati avanti…